Gli spartiti hanno subito una notevole evoluzione durante l'arco della loro vita. All'inizio della scrittura musicale il pentagramma veniva inciso sulla pergamena e al posto delle note venivano scritte le sillabe da cantare, quindi si affermò la cosiddetta scrittura della quadrata nera, tipica del canto gregoriano, che venne a lungo utilizzata dai copisti benedettini.
Ecco un esempio di scrittura quadrata nera:
Con l'invenzione della stampa si sviluppò anche la stampa musicale a caratteri mobili grazie a Ottaviano Petrucci:
Josquin DESPREZ, Missarum liber secundus, Venezia: Petrucci, 1505; ed. anast. [S. Giov. Persiceto: FARAP], 1971 (Monumenta musica typographica vetustiora Italica, 8) |
Tuttavia non bisogna dimenticare la pratica di manoscrivere le proprie composizioni, che spesso venivano diffuse grazie al lavoro dei copisti a causa della poca diffusione della stampa musicale e del suo costo elevato:
particolare dalla Siciliana della Prima sonata di Bach per violino solo BWV 1001 |
In tempi recenti la tecnologia ha permesso una larga diffusione degli spartiti antichi e moderni grazie alla presenza di librerie online con le parti in formato pdf. Si sono inoltre sviluppati molti programmi di scrittura musicale, come ad esempio Finale, che permettono di effettuare a video modifiche della partitura ed arrangiamenti, nonché trasposizioni.
Con la diffusione dei tablet è nato un dibattito nel mondo musicale sull'utilizzo di questo supporto per la visualizzazione degli spartiti. In particolare l'Orchestra Filarmonica di Bruxelles nel Novembre 2012 ha iniziato ad utilizzare i tablet in concerto grazie anche ad una applicazione sviluppata apposta per gli orchestrali. I commenti negativi e le perplessità non tardarono ad arrivare e dopo una decina di giorni dal lancio si poteva già leggere un articolo come questo.
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