È bastata una semplice frase perché mi rendessi conto di quanto la
tecnologia e la scienza dei materiali fossero importanti anche nella
realizzazione di una 'semplice custodia':
"Vado nella mia piccola sala da musica - più cella da musica che sala da musica - e apro la custodia del violino. Sollevo il coperchio foderato di velluto verde oliva e tiro fuori il Tononi". (Una musica costante, 4.14 pag. 214)
La custodia. Sembra un oggetto banale, semplice, con la stessa forma
dello strumento che deve contenere. Ma già solo considerando la famiglia
degli archi (violino, viola, violoncello, contrabbasso), la risposta alla
domanda "morbida o rigida?" non è più evidente. Per quanto riguarda
violino e viola oramai le custodie sono sempre rigide, mentre per i
contrabbassi sono per lo più morbide. Come mai per i violoncelli sono diffuse
indifferentemente le due versioni? La scelta di una rispetto all' altra dipende
solo dal peso o dal valore dello strumento?
Non riuscendo a darmi risposte esaustive e vedendo quanto la scelta
delle custodie per violino sia vasta -velluto, plastica, fibra di carbonio,
sagomate, rettangolari (mentre per gli altri archi seguono sempre la forma
dello strumento) - ho deciso di scavare nella storia dei brevetti di questo
oggetto.
Il più vecchio brevetto di custodie per violino su Googlepatents è databile 1878.
Questo brevetto del 1927 presenta come innovazione la presenza di un panno di velluto per proteggere lo strumento da polvere e shock:
Nel brevetto del 1985 si può vedere che la forma è diventata rettangolare e che si è aggiunta la possibilità di portare due archi.
Ecco l'esempio di un'originale custodia moderna del 2012, con un metodo di mettere lo strumento a riposo completamente rivoluzionario rispetto alla tradizione:
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