Sunday, June 16, 2013

Una sinfonia tecnologica

Musica e tecnologia potrebbero sembrare a chi non si occupi di (almeno) uno di questi campi due concetti molto distanti tra loro, ma le due materie sono in realtà strettamente collegate. La mia ricerca ha preso il la dalla lettura del romanzo "Una musica costante" di Vikram Seth cui si è aggiunta  quella del saggio "Le macchine della musica" di Paolo Prato. Da questi testi si sono sviluppati i due principali filoni della ricerca.

Inizialmente si sono cercati di stilare due diversi abbecedari musicali: uno esclusivamente strumentale ed uno in cui non apparissero gli strumenti, per sottolineare il fatto che la musica, certamente, è fatta con gli strumenti, ma non esclusivamente. A questi si è aggiunta una ricerca su come il termine "musica" sia presente nelle principali lingue del mondo.

Si è quindi passati alla ricerca di un personaggio e di un filmato che potessero sintetizzare il binomio musica-tecnologia. Come personaggio ho scelto Benjamin Franklin, scienziato che si interessò anche di musica e costruì uno strumento noto come Glass harmonica; attraverso il filmato ho cercato di analizzare il binomio musica-rumore grazie ad una scena tratta dal film August Rush - Una musica nel cuore.

La prima ricerca ha avuto come sfondo il romanzo di Vikram Seth, ed il CD ad esso ispirato, e ha cercato di mettere in evidenza come la tecnologia sia presente nel quotidiano di un musicista in continua evoluzione, come questa possa "creare" il silenzio, e come al contrario possa aiutare ad uscire dal silenzio provocato dalla sordità.

La ricerca si è poi spostata sui materiali che possono avere a che fare con le tecnologie musicali: in particolare mi sono soffermata sulle custodie dei violini e sulla loro evoluzione (grazie all'ausilio dei brevetti) e sull'arte della liuteria (costruzione artigianale dei violini), cercando alcuni esempi di come questa sia rappresentata nell'ambiente cinematografico.

Il secondo filone della ricerca si è voluto concentrare sul ruolo della tecnologia nella riproduzione musicale. A questo proposito si è passati all'analisi degli automi di Jacques de Vaucanson, ed infine alla storia del fonografo e del juke-box.

Per facilitare la lettura e la comprensione di alcuni termini e concetti tecnici o appartenenti al gergo musicale, ho cercato di supportare l'intera ricerca con schede e filmati che illustrassero, ad esempio, gli strumenti musicali meno noti. Ho aggiunto anche articoli (nel caso della sordità e della liuteria) ed interviste che permettessero l'approfondimento di temi specifici, oltre che una recensione del romanzo.

Spartiti tecnologici

Gli spartiti hanno subito una notevole evoluzione durante l'arco della loro vita. All'inizio della scrittura musicale il pentagramma veniva inciso sulla pergamena e al posto delle note venivano scritte le sillabe da cantare, quindi si affermò la cosiddetta scrittura della quadrata nera, tipica del canto gregoriano, che venne a lungo utilizzata dai copisti benedettini.

Ecco un esempio di scrittura quadrata nera:

Graduale francescano con Kyriale, sec XVI (Trento, Biblioteca Feiniger, FC88)
Con l'invenzione della stampa si sviluppò anche la stampa musicale a caratteri mobili grazie a Ottaviano Petrucci:
Josquin DESPREZMissarum liber secundus, Venezia: Petrucci, 1505; ed. anast. [S. Giov. Persiceto: FARAP], 1971 (Monumenta musica typographica vetustiora Italica, 8)

Tuttavia non bisogna dimenticare la pratica di manoscrivere le proprie composizioni, che spesso venivano diffuse grazie al lavoro dei copisti a causa della poca diffusione della stampa musicale e del suo costo elevato:
particolare dalla Siciliana della Prima sonata di Bach per violino solo BWV 1001 
In tempi recenti la tecnologia ha permesso una larga diffusione degli spartiti antichi e moderni grazie alla presenza di librerie online con le parti in formato pdf. Si sono inoltre sviluppati molti programmi di scrittura musicale, come ad esempio Finale, che permettono di effettuare a video modifiche della partitura ed arrangiamenti, nonché trasposizioni.

Con la diffusione dei tablet è nato un dibattito nel mondo musicale sull'utilizzo di questo supporto per la visualizzazione degli spartiti. In particolare l'Orchestra Filarmonica di Bruxelles nel Novembre 2012 ha iniziato ad utilizzare i tablet in concerto grazie anche ad una applicazione sviluppata apposta per gli orchestrali. I commenti negativi e le perplessità non tardarono ad arrivare e dopo una decina di giorni dal lancio si poteva già leggere un articolo come questo. 

Sistema Musica, novembre 2012

Un critico speciale

Ecco la recensione del 29 aprile 1999 di Una musica costante di Nicholas Spice, il critico che ha ispirato il personaggio Nicholas Spare, l'odioso critico musicale detestato dai componenti del Quartetto Maggiore.

Una musica ancora più costante

Nella sua versione americana, al romanzo Una musica costante di Vikram Seth viene allegato un doppio CD con la registrazione dei brani più significativi tra quelli citati nel testo. Tra questi particolare importanza assume il Quintetto op. 104 di Beethoven registrato per la prima volta su CD in questa occasione.



All'interno del CD è contenuta la seguente "Note from the author":
Why append a CD - or rather, two CDs - to a novel about music? Is it not rather like attaching a whale to a copy of Moby Dick? Is the purpose to provide necessary illustration for te action in the novel? Or background music for the act of reading? Or a substitute  for the text itself, which can only attempt to describe what cannot truly be described? For me the aim is none of the above, but rather, to give pleasure. Some of the works that play a role in An equal music are well known, others less so. Altogether they are expensive to buy (as many readers have told me), and in one case virtually impossible. When Decca suggested compiling or, if necessary, recording them, and making them available at a reasonable price, I was delighted. Most of the selections here require no explanation. They are all wonderful recordings, many of them classics in their own right, featuring, among others, Mstislav Rostropovich, Andras Schiff, Maria Joao Pires and Iona Brown. With the Largo from Vivaldi's "Manchester Sonata" No.1, a fresh recording for violin and piano was made because the existing recordings, naturally enough, use the harpsichord. It gives me particular reason to introduce one mpiece of music to listeners. Several readers, including some musicians, have written to me after reading An Equal Music, asking whether Beethoven's String Quintet in C minor, op. 104 really exists - as if I would have had the gall to invent not merely a fictive work but an opus number as well! It is an obscure work, but it does indeed exist, and now, thanks to this new recording, it is possible to hear it. Among the players both of this piece and of others is the dedicatee of the novel, the violonist Philippe  Honoré. It was his idea that the protagonist of my work be a musician. It is fitting that he should now help bring to my ears - and yours - what several years ago, in the course of a casual conversation, he brought to my as yet fallow imagination. 
Vikram Seth
London, November 1999 

Violini al cinema

L'arte della liuteria è presente anche nel cinema: due film che possono servire d'esempio perché di genere opposto sono Il violino rosso (1998, diretto da François Girard) e I sospiri del mio cuore (1995, Studio Ghibli).

Il violino rosso (trailerè un thriller al centro del quale si trova un violino di un rosso particolarmente intenso che incanta chi lo ascolta e aumenta le capacità virtuosistiche di chi lo suona. Sfortunatamente ogni possessore di questo strumento viene colto da una morte improvvisa nonché precoce.

The red violin (1998)
I sospiri del mio cuore (trailer) è invece un film di animazione prodotto dallo Studio Ghibli, i cui protagonisti sono Shizuku Tsukishima, aspirante scrittrice, e Seiji Amasawa, aspirante liutaio. Il lungometraggio racconta la storia del primo racconto scritto da Shizuku nel periodo in cui Seiji va a Cremona per un tirocinio di liuteria.

Mimi wo sumaseba (1995, Whisper of the heart)


Wednesday, June 12, 2013

Il juke-box

Il juke-box, primo supporto che permette un accesso random ad una musica e non più sequenziale come era il caso dei fonografi, nasce come evoluzione del fonografo pubblico.

Era il 22 novembre 1889 quando al Palais Royal di san Francisco appare il primo fonografo a monetine noto come "nickel-in-a-slot-player" inventato da Louis Glass e William S. Arnold: la musica poteva essere ascoltata attraverso quattro tubi (delle cuffie acustiche), e l'apparecchio non poteva riprodurre che un pezzo musicale della durata massima di un paio di minuti. Era stato realizzato con un Edison Class M Electric Phonograph e implementato da un meccanismo brevettato con il nome di Coin Actuated Attachment for Phonograph.


For a nickel a shot, a thrilled group tunes in on a screechy jukebox of the 1890s.
Bettmann/Corbis

Bisogna aspettare il 1910 perchè il cilindro su cui è incisa la canzone venga sostituito con un disco, e il 1918 perchè Hobart C. Niblack brevettasse il meccanismo che permetteva di cambiare il disco. Nel 1927 nasceva così il primo juke-box prodotto dalla AMI. Negli anni 1930 compaiono i primi apparecchi dotati di Selectophone, un meccanismo in grado di scegliere tra dieci dischi quello da riprodurre grazie a delle piattaforme montate su di un'asta: la puntina poteva così salire o scendere tra i vari livelli.

Il termine juke-box entra in uso negli anni Quaranta in America: deriverebbe dal termine Gullah (inglese creolo parlato sulle coste del Nord Carolina, Florida e Georgia) "juke" o "joog" che corrisponde a "rumoroso", "caotico", "turbolento".

Il juke-box presente nell'immaginario comune corrisponde al modello 1015 della Wurlitzer, uscito nel 1946. Nonostante potesse riprodurre solo 24 dischi su un'unica facciata, la sua forma arrotondata, le decorazioni in plastica illuminata (dette anche bubble tubes) e la campagna pubblicitaria condotta dalla ditta fecero sì che questo modello riscuotesse un enorme successo: ne vennero prodotti quasi 60 000 esemplari.




1947 Albert Dorne Ad Featuring the Wurlitzer Model 1015 Jukebox

Negli anni '50 dai 78 si passa ai 45 giri, mentre il suono diventa stereo negli anni '60. Quattro marche si dividono il mercato americano: Wurlitzer, Seeburg, Rock-Ola, AMI.

Il juke-box era ormai diventato indispensabile nei bar e nei locali: basti pensare a Fonzie che in Happy Days, telefilm americano degli anni Settanta ambientato negli anni Cinquanta, accende il juke-box del bar Da Al con un pugno o schioccando le dita. 



Tuesday, June 11, 2013

Sunday, June 9, 2013

Il fonografo e il grammofono

Il fonografo. Tutto il filone della musica riprodotta nasce con questa invenzione, anticipata dall'Orchestrion, una specie di carillon a rullo in grado di suonare come un'intera banda o un'intera orchestra. 

Era il 1877 quando T.A. Edison concepì il fonografo: un rullo di ottone alto una decina di centimetri sostenuto da un asse filettato e percorso da un solco a spirale. A questi erano collegate una membrana di carta stagnola e una puntina: la prima per registrare il suono, la seconda per poterlo riprodurre. La prima incisione di Edison è costituita dalla filastrocca "Mary had a little lamb": le basi della registrazione musicale erano state gettate nonostante Edison concepisse la sua macchina per registrare la voce negli uffici. 

Edison e il suo fonografo, 1877
L'invenzione di Edison era stata anticipata una ventina d'anni prima in Francia da Leon Scott. Il francese, infatti, aveva registrato il 9 aprile 1860 una voce femminile che cantava "Au clair de la lune" tramite il suo fonoautografo, in gradi però solo di tracciare il disegno dell'onda e non di riprodurla. Bisognerà aspettare il 2008 per essere in grado di riprodurre quella famosa traccia.

pubblicità di un fonografo Edison, 1913
Era il 1886 quando Bell e Tainter brevettano il loro grafofono: rispetto al fonografo avevano sostituito la stagnola con della cera,  aumentando la capacità massima di registrazione ad oltre i due minuti.

Diversa è l'invenzione di E. Berliner, che sostituisce al rullo un disco di zinco su cui la puntina oscillava da destra verso sinistra e viceversa. Questo veniva ricoperto con una pellicola che rimaneva impressa al momento dell'incisione perchè trattata con una soluzione di acido. Nasceva così nel 1887 il grammofono, in grado di riprodurre delle tracce audio ma non di registrarle. La qualità della registrazione che veniva migliorata grazie all'assenza dell'assenza di una smorzatura operata dalla forza di gravità e la facilità di riproduzione del supporto favorirono la diffusione del grammofono.

Berliner  con un modello del suo primo grammofono,  tra il 1910 e il 1929
Il successo del grammofono fu determinato anche dal mito delle grandi voci dei cantanti d'opera come Caruso che diventavano disponibili ai privati. Questo fu largamente usato dalla casa discografica Victor Talking Machine Company il cui successo fu spesso attribuito alla sua imponente campagna pubblicitaria

Saturday evening post. March 16, 1911

Talking machine world. August, 1915

Thursday, June 6, 2013

Parlando ancora di liuteria

Per approfondire il discorso sugli abeti rossi della Val di Fiemme da cui si ricavano le tavole armoniche di diversi strumenti tra cui i violini, ecco un articolo di Roberta Scorranese apparso sul Corriere della Sera del 1 luglio 2009.

Uto Ughi davanti al suo abete nella Foresta dei violini



Jacques de Vaucanson e i suoi automata

Jacques de Vaucanson (1709-1782), meccanico e orologiaio, divenne famoso in tutta Europa per i suoi automata particolarmente sofisticati.

Dopo aver lavorato a fianco di medici ed aver studiato a lungo l'anatomia umana, Vaucanson cominciò nel 1733 a mettere a punto il primo dei suoi automata: Il suonatore di flauto. A questo seguirono Il suonatore di tamburo e L'anatra. Tutti i meccanismi delle sue invenzioni sono descritte nella sua memoria Le mécanisme du flûteur automate (Paris, chez J. Guerin, 1738) presentata all'Académie Royale des Sciences.

I tre automata di Vaucanson
Ispirato ad una scultura in marmo di Coysevox, il Suonatore di flauto rappresenta un ragazzo vestito da selvaggio intento a suonare il flauto, seduto su una roccia. La figura è a grandezza naturale - era alta 1,78 m - e fatta di legno, tranne le braccia realizzate in cartone.

Le joueur de flute, Vaucanson, 1738
Il meccanismo a contrappesi è contenuto nel piedistallo insieme ad un cilindro che, ruotando sul suo asse, azionava tramite delle punte quindici leve in grado di controllare la quantità d'aria emessa, il movimento delle labbra, della lingua e delle dita.

Dettaglio del meccanismo del Suonatore di flauto
Il principale obiettivo di Vaucanson era quello di studiare la respirazione umana. Catherine Cardinal, nella sua prefazione alla Memoria del "Mécanisme du flûteur automate" di Vaucanson descrive così il meccanismo di frammentazione e modulazione dell'intensità dell'aria:
Neuf soufflets communiquaient un air plus ou moins faible à trois tuyaux reliés à trois petits réservoirs situés dans la poitrine du flûteur. A cet emplacement, ils se réunissaient pour former un seul tuyau qui aboutissait dans la bouche du flûteur dont les lèvres laissaient passer plus ou moins d'air selon leur ouverture. A l'intérieur de la cavité buccale, était disposée une languette mobile ouvrant ou fermant le passage du vent.
(trad. Nove mantici trasmettevano un soffio più o meno flebile a tre condotti collegati a tre piccole riserve nel petto del flautista. In questo luogo si riunivano per formare un unico condotto che raggiungeva la bocca del flautista le cui labbra lasciavano passare più o meno aria a seconda della loro apertura. All'interno della cavità orale si trovava una linguetta mobile che apriva o chiudeva il passaggio dell'aria)

Dettaglio del meccanismo contenuto nel piedistallo
L'eccezionalità del Suonatore di flauto, come testimonia il duca di Luynes, storico della corte reale, risiedeva nel fatto che l'automa potesse suonare un qualsiasi flauto gli si mettesse tra le mani, e che lo suonasse esattamente come un essere umano. Celebrato dall'Encyclopédie come un semidio, fu paragonato da Voltaire a Prometeo:

Le hardi Vaucanson, rival de Prométhée, 
Semblait, de la nature imitant les ressorts
Prendre le feu des cieux pour animer les corps.
(trad. L'ardito Vaucanson, rivale di Prometeo, sembrava prendere il fuoco dai cieli per animare i corpi, imitando le risorse della natura)

Wednesday, June 5, 2013

La musica nel mondo

Questa tabella vuole mostrare come il termine "musica" sia espresso nelle principali lingue europee ed extra-europee. In particolare si vuole mettere in evidenza quanto sia diffusa la radice indoeuropea che ha dato luogo al fonema /music/.


Tuesday, June 4, 2013

Un po' di liuteria


Se la scelta dei materiali può essere interessante o importante nella fabbricazione di una custodia, questa diventa l'elemento centrale e fondamentale nell'ARTE DELLA LIUTERIA.

La prima cosa che colpisce entrando in un laboratorio di liuteria è la  commistione di profumi e odori che provengono da legni, vernici e collanti. È probabile che quelli che sentiamo oggi non siano poi tanto diversi da quelli che si potevano sentire entrando nella bottega di Stradivari: col passare dei secoli, infatti, l'arte della liuteria è rimasta praticamente invariata.
"La sua soffitta-laboratorio è piena di legno, in ogni stadio di formazione dalle assi mute fino a violini, viole e violoncelli completi di corde e intonati. Un paio di ragazze in grembiule picchiettano e scalpellano. C'è un profumo celestiale: la complessa fragranza di molti legni diversi e oli, resini e vernici." (Una musica costante, 3.14 pag. 160)
Laboratorio di liutaio, tavola da l' "Encyclopédie" di Diderot e D'Alembert, 1751

La scelta dei diversi legni e pigmenti caratterizzava le varie scuole di liuteria, come i singoli maestri: 
"Robbia. Quello splendido colorante rosso carico. Che effetto deve aver fatto dopo quei gialli pallidi. Stradivari lo usa a Cremona e Gagliano a Napoli e Tononi a Bologna." (Una musica costante, 3.14 pag 161)
Laboratorio Trabucchi, Cremona

Nell'immaginario collettivo il liutaio per antonomasia è ANTONIO STRADIVARI. Questo perché gli strumenti da lui costruiti vengono considerati i migliori e stabilirono i canoni e le misure secondo cui furono  costruiti gli strumenti successivi. Gli strumenti, infatti, essendo macchine, hanno subito un'evoluzione e una canonizzazione dei loro parametri.

Stradivari nel suo laboratorio, acquaforte a colori, XIX secolo.
(The Granger Collection, New York)

Stradivari usava per i suoi strumenti il legno dell'abete rosso della Val di Fiemme che, insieme all'acero, è uno dei legni ancora più diffuso nella costruzione dei violini. Tuttavia, come ci dice anche il liutaio Eric Sanderson, nei paesi anglosassoni si prediligono altri legni autoctoni:
"Io credo nel sicomoro e nei legni inglesi. [...] Perché dovremmo usare tutti l'acero italiano? Gli italiani non avrebbero forse usato il sicomoro se fossero vissuti qui? [...] Usavano faggio, usavano pioppo, usavano ... come, perfino per i filetti... pero qui, ebano lì, tutto quello che avevano sotto mano." (Una musica costante, 3.13 pag 163)

Custodie e brevetti


È bastata una semplice frase perché mi rendessi conto di quanto la tecnologia e la scienza dei materiali fossero importanti anche nella realizzazione di una 'semplice custodia':
"Vado nella mia piccola sala da musica - più cella da musica che sala da musica - e apro la custodia del violino. Sollevo il coperchio foderato di velluto verde oliva e tiro fuori il Tononi". (Una musica costante, 4.14 pag. 214)
La custodia. Sembra un oggetto banale, semplice, con la stessa forma dello strumento che deve contenere. Ma già solo considerando la famiglia degli archi (violino, viola, violoncello, contrabbasso), la risposta alla domanda "morbida o rigida?" non è più evidente. Per quanto riguarda violino e viola oramai le custodie sono sempre rigide, mentre per i contrabbassi sono per lo più morbide. Come mai per i violoncelli sono diffuse indifferentemente le due versioni? La scelta di una rispetto all' altra dipende solo dal peso o dal valore dello strumento?

Non riuscendo a darmi risposte esaustive e vedendo quanto la scelta delle custodie per violino sia vasta -velluto, plastica, fibra di carbonio, sagomate, rettangolari (mentre per gli altri archi seguono sempre la forma dello strumento) - ho deciso di scavare nella storia dei brevetti di questo oggetto.

Il più vecchio brevetto di custodie per violino su Googlepatents è databile 1878.




Questo brevetto del 1927 presenta come innovazione la presenza di un panno di velluto per proteggere lo strumento da polvere e shock:



Nel brevetto del 1985 si può vedere che la forma è diventata rettangolare e che si è aggiunta la possibilità di portare due archi.

Ecco l'esempio di un'originale custodia moderna del 2012, con un metodo di mettere lo strumento a riposo completamente rivoluzionario rispetto alla tradizione:

Monday, June 3, 2013

La Glass harmonica di Benjamin Franklin

Molti conoscono Benjamin Franklin come uno dei Padri fondatori degli Stati Uniti, come politico, giornalista, attivista. Già meno persone sanno che fu anche scienziato e inventore di una stufa e di un parafulmine, quasi nessuno sa però che si interessò anche di musica e inventò uno strumento noto come GLASS HARMONICA.

Benjamin Franklin playing the Glass Armonica , Alan Foster per la copertina di  Etude nel 1927.

Rimasto affascinato dai suonatori di bicchieri incontrati durante i suoi viaggi in Europa come delegato delle Colonie, Franklin mette a punto la sua versione dello strumento nel 1761. A differenza dei bicchieri musicali che producono un suono diverso a seconda della quantità d'acqua che contengono, la glass harmonica è costituita da qualche dozzina di ciotole di vetro concentriche di varie dimensioni infilate su di un' asta di ferro e separate tra loro da pezzi di sughero. Lo spessore e il diametro delle ciotole determinano il suono prodotto, le ciotole erano inoltre colorate per facilitarne il riconoscimento (un po' come le corde delle arpe).


La Glass harmonica custodita al Franklin Institute di Philadelphia

Le ciotole non erano riempite d'acqua: il musicista azionava tramite un pedale un meccanismo che le faceva ruotare e le suonava sfiorandole con le dita inumidite.

La glass harmonica fu uno degli strumenti più apprezzati del XVIII secolo, ma già verso il 1820 era quasi dimenticato. Tra gli altri scrisserro brani per questo strumento Mozart, Beethoven, Donizetti

Ecco l'Adagio per Glass harmonica KV 617a di Mozart:


"Of all my inventions, the glass armonica has given me the greatest personal satisfaction." - Benjamin Franklin